sabato 12 marzo 2011

Il mago che fece sparire se stesso

Il più grande  giocatore di calcio della storia è nato in una povera famiglia dell’America Latina e ha raggiunto la popolarità negli anni ’80 giocando in Europa, dove ha mostrato classe, eleganza e sregolatezza. Se state pensando a Diego Armando Maradona, ci siete andati vicini, perché stiamo parlando di Jorge Magico Gonzalez che anche il Pibe de Oro riteneva superiore a sé stesso. Se il nome di Gonzalez risulta sconosciuto ai più e si guadagna di diritto un posto in questo blog è perché talvolta il talento deraglia dal binario del successo e si distende su una spiaggia a sorseggiare fino a tarda notte un mojito, in compagnia di tre o quattro puttane in bikini. È più o meno così che Magico Gonzalez ha felicemente dissipato il suo genio calcistico.
Jorge Alberto González Barillas è nato a San Salvador nel 1958, ultimo di 8 figli. Diventa mago a sedici anni, durante una partita di calcio in cui guida la sua squadra ad una vittoria in rimonta per 3-1, segnando un gol e regalando decine di dribbling e finte che fanno impazzire gli avversari ed esaltano un giornalista in tribuna che gli affibbia il soprannome che lo accompagnerà per tutta la sua avventura calcistica.
Nello stesso anno in cui si guadagna il titolo di mago, la squadra messicana del Gudalajara lo visiona, ma decide di non metterlo sotto contratto. Il ragazzo è bravo, ma ha le spalle come un attaccapanni, il fisico gracile, l’aspetto trasandato, i capelli lunghi. È la fortuna del FAS, la squadra salvadoregna che lo acquista, a soli 17 anni, per una cifra favolosa. Grazie agli incantesimi del Mago il FAS vince due titoli nazionali e una Coppa dei Campioni CONCACAF, la competizione riservata a squadre del nord e centro America.

La ciliegina sulla torta della sua carriera è però la storica qualificazione della nazionale salvadoregna al mondiale di Spagna ’82 (González è anche il miglior marcatore nella storia della sua Nazionale, con 41 reti). El Salvador gioca solo tre partite al Mundial, perdendole tutte, ma Gonzalez  viene eletto tra i migliori 11 giocatori del torneo e diversi club europei si interessano a lui. Tra questi il Paris St Germain i cui dirigenti vengono piantati in asso, con le loro stilografiche in oro e le borsette di pelle, in un albergo in cui si erano dati appuntamento col calciatore per firmare il contratto d’ingaggio. “Troppa responsabilità” si giustificò il nostro. In Italia lo contattano Fiorentina, Sampdoria e Atalanta, ma il Mago, snobbando contratti milionari e boicottando i provini, incredibilmente sceglie il Cadice, una squadra spagnola di classifica medio bassa, legandosi d’amore eterno alla città e ai suoi abitanti (soprattutto a quelli di sesso femminile). A suon di finte, dribblng e con una visione di gioco quasi profetica, diventa l’idolo dei tifosi che gli perdonano volentieri il suo amore per la vita notturna e una quantità enorme di allenamenti saltati. È a Cadice che acquisisce il soprannome definitivo di Magico.

Ed è sempre a Cadice che fioriscono gli aneddoti sul suo conto.
Divenuto celebre per la quantità di sonno arretrato, il Cadice assume un dipendente incaricato di svegliarlo al mattino. Si racconta anche che un compagno di squadra introdusse nella stanza di Magico la banda del paese per tirarlo giù dal letto (e lui si svegliò, “ma solo perché la musica mi piaceva” tenne a precisare). Un’altra volta, per sfuggire  ai controlli del suo allenatore, dormì per tutta la notte nella cabina del DJ di una discoteca. Capitò anche se si presentasse al campo d’allenamento senza scarpe perché le aveva donate ad uno zingaro e non si contano le volte che si fermava a giocare coi bambini di Cadice per strada. Alternava queste prodezze poco sportive ad autentici sortilegi sul campo di gioco. Consapevole di essere attraversato dallo spirito del futbòl non amava esultare troppo dopo un gol, come se il rigonfiarsi della rete alle spalle del portiere non fosse altro che una Necessità a cui piegarsi con mitezza.
Anche a Magico, come a tutti, capitò una grande occasione e ovviamente lui la mandò col culo a terra con una finta delle sue. In una estate a metà degli anni ‘80 fu invitato a vestire la maglia del Barcellona, a fianco di Maradona, per una tournèe negli Stati Uniti. Gonzalez azzerò le sue chance di ingaggio durante una notte in hotel, quando al suono dell’allarme anti incendio fu l’unico dei giocatori a non presentarsi nella hall. Lo trovarono in stanza, impegnato nel numero della riproduzione umana con una spettacolare californiana che aveva rimediato lì per lì. “Non sono stato io” si limitò a dire ai dirigenti. L’episodio più incredibile di questo bohemien del pallone, tuttavia, è legato alle semifinali del "Trofeo Carranza", e sembra rubato alla penna di Osvaldo Soriano. Il Cadice affronta in casa il Barcellona, ma Magico non è nell’undici iniziale in quanto non si è presentato all'inizio della partita e nessuno sa dove sia. L’allenatore se lo vede spuntare alla fine del primo tempo ancora gonfio di sonno, quando il Cadice è sotto per 3 – 0. Ignorando la volontà del presidente che,  furibondo, vorrebbe cacciarlo, il mister sceglie di metterlo in campo per i secondi 45 minuti. El Magico recita i suoi abracadabra al pallone, segna due reti spettacolari  e regala due assist vincenti per il 4-3 con cui il Cadice si aggiudica la gara in uno stadio impazzito di gioia.

Una volta ha dichiarato: “Riconosco che non sono un santo, che mi piace la notte e che la voglia di far baldoria non me la toglie neanche mia madre. So che sono un irresponsabile e un cattivo professionista, e può essere che stia sprecando l'opportunità più grande della mia vita. Lo so, ma ho una pazzia in testa: non mi piace approcciarmi al calcio come ad un lavoro. Se lo facessi non sarei me stesso. Gioco solamente per divertirmi.”
E con la casacca numero 11, Magico Gonzalez ha giocato e si è divertito fino ad oltre 40 anni, ma quando si sono spente le luci degli stadi, anche quello che El Salvador ha intitolato col suo nome e soprannome, anche quelle dei teatri dove è stato rappresentato uno spettacolo a lui dedicato, Magico è tornato ad essere Jorge Alberto González Barillas che per campare ha guidato i taxi e oggi vive in una modesta casa di San Salvador. È ingrassato e ha una vita familiare disastrosa, con figli sparsi qua e là nel mondo. Dicono sia un po’ depresso, ma noi preferiamo pensare che abbia bisogno di dormire solo un altro po’, prima che inizi il secondo tempo.



Fonti, rimandi,ispirazioni e fanatismi:

http://www.youtube.com/watch?v=OMemVOhSLRw
htp://www.youtube.com/watch?v=xAsXozyqK5Y&feature=relatedhttp://it.wikipedia.org/wiki/M%C3%A1gico_Gonz%C3%A1lez
http://blogs.as.com/futblogging/2007/03/mgico_el_genio_.html
http://lacrimediborghetti.blogspot.com/2009/10/il-mago-pigro.html
http://www.futboldelux.com/2006/05/05/magico-gonzalez-el-mago/
http://www.worldlingo.com/ma/enwiki/it/M%C3%A1gico_Gonz%C3%A1lez/1
http://www.facebook.com/pages/Jorge-Magico-Gonzalez/29952075988?v=info
http://archivo.marca.com/futbol/magico_gonzalez/etapa.html
http://salvadorenosenelmundo.blogspot.com/2009/06/espana-el-pais-entrevista-el-magico.html
 

1 commento:

  1. Il più grande di tutti non poteva essere uguale agli altri sia nel gioco sia nella vita perché solo lui é IL MAGO.

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